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La casa non è solo un tetto sulla testa: per molti diventa un bene rifugio o uno strumento di investimento. In Italia e in Australia, il settore immobiliare presenta caratteristiche peculiari, influenzate da fattori come la tassazione, la disponibilità di terreni, le aspettative di crescita e la cultura del “mattone” (o, nel caso australiano, del “timber frame”). In questo articolo, analizziamo il mercato immobiliare dei due Paesi, approfondendo tasse di proprietà, rendimenti potenziali e le sfide di gestire una seconda casa (per investimento o per affitto) in due contesti socio-economici così differenti.
1. Mercato immobiliare a confronto: basi e trend recenti
Italia: lente riprese e polarizzazione tra Nord e Sud
- Fase post-crisi: dopo il calo dei prezzi seguito alla crisi 2008-2013, c’è stato un lento recupero, ma polarizzato. Le città del Nord (Milano in particolare) hanno ripreso valore, mentre alcune aree del Sud faticano ancora a riprendersi.
- Segmento di lusso e turistico: borghi toscani, località del lago di Como, coste della Sardegna attirano investitori stranieri, mantenendo quotazioni elevate.
- Tendenze attuali: richieste di case più grandi e con spazi esterni dopo la pandemia, con preferenza per località meno dense e immobili da ristrutturare (anche grazie ai bonus fiscali).
Australia: crescita costante e picchi a Sydney e Melbourne
- Domanda sostenuta: i tassi di interesse bassi per molti anni e l’immigrazione hanno contribuito all’aumento dei prezzi, soprattutto nelle metropoli della East Coast (Sydney, Melbourne) con incrementi annui significativi.
- Case con giardino e unità: la tipologia più amata dagli australiani è la “house” indipendente, ma i prezzi alle stelle spingono verso appartamenti e townhouses.
- Zone calde: nel Queensland (Brisbane, Gold Coast) e nel Victoria (Melbourne) la domanda è elevata, trainata da opportunità lavorative e stili di vita costieri. Di converso, in alcune aree remote, i valori restano bassi, con rendimenti incerti per la minore domanda.
2. Tasse di proprietà: IMU vs. Council Rates e property tax
Italia
- IMU (Imposta Municipale Unica): dovuta per le seconde case e gli immobili diversi dall’abitazione principale. L’aliquota varia da comune a comune, di solito dallo 0,46% all’1,06% sul valore catastale rivalutato.
- TASI/TARI: per i servizi indivisibili e i rifiuti, spesso integrate con IMU o calcolate separatamente.
- Prima casa: di solito esente da IMU se è l’abitazione principale (salvo categorie di lusso). Comunque la prima casa ha costi di mantenimento ridotti se non consideriamo spese condominiali o eventuale ristrutturazione.
Australia
- Council Rates: tassa annuale imposta dal council (municipalità) per finanziare servizi locali (raccolta rifiuti, illuminazione stradale, manutenzione parchi). Varia in base alla zona e al valore dell’immobile. Si aggira su 1.000-1.500 euro l’anno, ma può superare i 2.000 euro in quartieri prestigiosi delle grandi città.
- Non esiste un’IMU analoga: se si possiedono più immobili, si paga comunque la Council Rate su ciascuno, e in alcuni Stati c’è una “Land Tax” per i terreni di valore oltre una certa soglia (per gli investitori).
- Prima casa: gli acquirenti di una prima abitazione (owner-occupier) talvolta beneficiano di sconti sulle tasse di trasferimento (stamp duty), a differenza degli investitori che pagano aliquote piene.
Conclusione: L’IMU italiana può pesare parecchio sulle seconde case, mentre in Australia si paga la Council Rate su qualsiasi immobile. Entrambi i sistemi prevedono vantaggi per la “prima casa” e aliquote più alte (o assenza di sconti) per chi compra a scopo d’investimento.
3. Rendimenti da affitto: potenzialità e rischi
Italia
- Rendimenti lordi: nelle grandi città (Milano, Bologna, Firenze), un appartamento ben posizionato può dare un 4-6% di rendimento annuo lordo. In zone meno richieste, si scende al 3-4%.
- Fiscalità sugli affitti: la cedolare secca (21% o 10% per canone concordato) semplifica la tassazione, ma rimangono spese come IMU (se seconda casa), eventuali manutenzioni straordinarie e il rischio di morosità degli inquilini.
- Mercato turistico (Airbnb, case vacanza): in località turistiche, l’affitto breve può alzare i rendimenti, ma comporta più volatilità e oneri gestionali elevati.
Australia
- Rental yield: nelle città principali, i prezzi di acquisto sono molto alti, il che riduce il rendimento lordo (3-4%) se si acquista in un quartiere costoso di Sydney o Melbourne. In zone emergenti (Brisbane, Adelaide o periferie in crescita), si può ottenere il 4-5% lordo.
- Negative Gearing: il sistema fiscale australiano permette di compensare le perdite legate all’investimento immobiliare (costi del mutuo e spese di gestione) contro il reddito da lavoro, abbassando la tassazione. Ciò incoraggia l’acquisto di proprietà a scopo di investimento.
- Vacancy rates: la domanda di affitto in alcune zone è alta, garantendo rapida locazione, ma nelle aree sature o periferiche si può incorrere in tempi lunghi per trovare inquilini.
Conclusione: in entrambe le nazioni, si possono ottenere rendimenti lordi discreti (3-5%), ma l’Australia offre un sistema fiscale che incentiva l’acquisto per investimento (negative gearing). In Italia, la cedolare secca facilita la tassazione sull’affitto, ma i prezzi in alcune zone sono stagnanti.
4. Costi di acquisto: tasse di registro, notai, stamp duty
Italia
- Acquisto prima casa: imposta di registro ridotta (2% sul valore catastale) o IVA al 4% se si compra dal costruttore. Onorari notarili (1.200-2.500 euro), spese di agenzia (2-3% + IVA).
- Seconda casa: imposta di registro 9% e nessuna agevolazione, oltre a IMU.
- Tempi di compravendita: contrattazioni più lente, vincoli ipotecari da controllare, ma la tutela degli acquirenti è solida (ruolo del notaio).
Australia
- Stamp duty: tassa statale sull’acquisto, calcolata su una scala progressiva. Per una casa da 400.000 euro, si può pagare 12-15.000 euro di stamp duty, a seconda dello Stato.
- Conveyancing: si affida a conveyancer o avvocati, con costi di 800-1.500 euro. Non esiste un “notaio” come in Italia.
- Agevolazioni “First Home Buyer”: sconti o esenzioni parziali dallo stamp duty per i primi acquirenti che soddisfano certi criteri (prezzo immobile sotto una soglia).
5. Mercato vacanze e seconde case
Italia
- Casa al mare o in montagna: tradizione radicata, con molti italiani che investono in un’abitazione stagionale (Riviera Romagnola, Alpi) da affittare o utilizzare come seconda residenza. Tuttavia, IMU e spese condominiali possono ridurre la convenienza.
- Affitti brevi: la crescita di Airbnb ha portato piccoli investitori a comprare case nei centri storici di città d’arte e a trasformarle in case vacanza, con rendimenti elevati se la zona è turistica tutto l’anno (Roma, Firenze, Venezia).
Australia
- Beach house: possedere una casa sulla costa (Gold Coast, Sunshine Coast, Byron Bay) è il sogno di molti australiani. I prezzi però sono lievitati e i rendimenti si basano su un mercato turistico stagionale.
- Holiday letting: settori come la Great Ocean Road o le isole del Queensland possono offrire rendimenti interessanti, ma la gestione richiede professionalità (property manager) e i costi di manutenzione possono essere alti, specie per case esposte a salsedine e condizioni marine.
6. Le difficoltà di gestione e la questione mutui
Italia
- Tassi fissi e variabili: storicamente, l’Italia offre mutui a tassi competitivi, sebbene le banche richiedano garanzie e un anticipo del 20-30%.
- Gestione inquilini: la legislazione italiana protegge parecchio l’inquilino, con procedure di sfratto lunghe in caso di morosità. Questo aspetto può scoraggiare alcuni investitori.
- Manutenzione: case in centri storici o borghi antichi spesso necessitano di ristrutturazioni costose nel tempo.
Australia
- Mortgage: i tassi ipotecari sono oscillati tra 2 e 5% negli ultimi anni. Le banche valutano il reddito complessivo e si basano sul “serviceability” (possibilità di sostenere il mutuo anche se i tassi salgono).
- Property manager: molto diffuso per gestire gli affitti a lungo termine; prende il 7-8% del canone mensile, ma riduce lo stress del proprietario.
- Volatilità dei prezzi: alcune zone costiere o in rapida crescita possono subire picchi e cali notevoli, rendendo l’investimento meno prevedibile rispetto alle città italiane.
7. Strategie di investimento e prospettive
- Immobili residenziali: per l’investitore italiano, comprare un appartamento in un capoluogo del Nord può garantire un rendimento medio-basso ma stabile, con poche variazioni di prezzo nel tempo. In Australia, puntare sulle zone in espansione (periferie di Brisbane, Adelaide) può dare plusvalenze maggiori, ma a costi di ingresso più alti.
- Immobili turistici: in Italia, un bilocale in centro storico da affittare ai turisti con Airbnb può rivelarsi molto redditizio, se la località è fortemente attrattiva. In Australia, una “holiday house” in località costiera può sfruttare l’afflusso di turisti interni, ma i prezzi di acquisto sono spesso elevati.
- Rischio cambio valuta: un investitore italiano che compra in Australia (o viceversa) deve considerare le oscillazioni euro/dollaro australiano. Se si rivende in un momento sfavorevole, la plusvalenza immobiliare potrebbe erodersi sul fronte valutario.
8. Conclusioni
Investire in immobili in Italia o in Australia richiede una valutazione delle tasse di proprietà, dei rendimenti possibili e delle dinamiche fiscali locali. In Italia, l’IMU sulle seconde case e le procedure di sfratto più lunghe sono fattori da considerare; in Australia, i prezzi di acquisto sono alti nelle grandi città, ma il negative gearing e la robusta domanda di affitto offrono opportunità di guadagno. Inoltre, la cultura della casa vacanza o da ristrutturare (in Italia) e la tipica “house” con giardino (in Australia) rispondono a esigenze diverse.
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