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Parte 1 – Un sistema educativo senza compiti e senza stress: progresso o problema?
Per un genitore italiano, il concetto di scuola è indissolubilmente legato ai compiti a casa. Ore passate sui libri, quaderni riempiti di esercizi, weekend scanditi da versioni di latino e problemi di matematica: il modello italiano si basa sull’idea che l’apprendimento avviene anche e soprattutto fuori dall’aula, con uno studio costante che rinforza ciò che è stato spiegato a scuola.
Poi si arriva in Australia e si scopre che il sistema scolastico funziona in modo completamente diverso. Niente compiti a casa nella scuola primaria, carico di studio ridotto anche nella scuola secondaria, valutazioni più flessibili e un approccio didattico che punta più sulle esperienze pratiche che sulla teoria.
Per molti genitori italiani, questa scoperta è spiazzante. Come fanno i bambini a imparare se non studiano a casa? E se non ripetono, non faranno più fatica a ricordare le cose nel tempo? Eppure, la scuola australiana continua a ottenere risultati di buon livello nei ranking internazionali e i bambini sembrano vivere l’istruzione con molta meno ansia rispetto ai coetanei italiani.
La domanda quindi è: il sistema senza compiti è davvero migliore, o produce studenti meno preparati?
In questa prima parte analizzeremo come funziona la scuola australiana dal punto di vista dei compiti e dello studio, perché gli studenti italiani trovano tutto “troppo facile” e quali sono le logiche dietro questa impostazione. Nella seconda parte vedremo se e come i genitori italiani possono compensare eventuali carenze, e come adattare le aspettative senza compromettere il futuro accademico dei figli.
1. Perché la scuola australiana non assegna (quasi) mai compiti a casa?
La prima cosa da capire è che il sistema educativo australiano si basa su una filosofia profondamente diversa da quella italiana. L’idea centrale è che l’apprendimento deve avvenire all’interno dell’orario scolastico e non deve interferire con la vita familiare.
I motivi principali per cui la scuola australiana non assegna compiti a casa sono:
- L’orario scolastico più breve e più intenso. La scuola primaria in Australia dura circa 6 ore al giorno, ma in queste ore si svolgono molte più attività pratiche e interattive rispetto al modello italiano. L’idea è che il tempo a scuola sia più che sufficiente per apprendere i concetti chiave, senza necessità di ulteriore studio a casa.
- L’importanza dell’equilibrio tra scuola e vita privata. In Australia si dà grande valore al tempo libero dei bambini, che devono avere la possibilità di giocare, fare sport, stare con la famiglia e sviluppare interessi personali senza il peso dello studio pomeridiano.
- Un approccio basato sulla fiducia negli studenti. L’idea è che i bambini, crescendo, svilupperanno un’autonomia nello studio, senza bisogno di essere costantemente guidati dagli insegnanti e dai genitori con compiti strutturati.
Questo modello è in netto contrasto con quello italiano, dove i compiti a casa sono visti come un’estensione della lezione e come un modo per rafforzare la disciplina e l’autonomia degli studenti.
2. La reazione dei bambini italiani: “Qui è tutto troppo facile”
Uno degli aspetti più sorprendenti per una famiglia italiana che si trasferisce in Australia è la reazione dei bambini alle prime settimane di scuola: “Ma qui non si fa niente! È tutto troppo facile!”
Questa sensazione è particolarmente forte per i bambini che arrivano dall’Italia a partire dai 7-8 anni, perché il divario tra i due sistemi diventa evidente. Un bambino italiano di 8 anni, in terza elementare, ha già affrontato:
- Tabelline, divisioni a due cifre e frazioni.
- Lettura e analisi di testi complessi.
- Prime nozioni di storia, geografia, scienze dettagliate.
- Compiti scritti ogni giorno e verifiche settimanali.
In Australia, un coetaneo potrebbe essere ancora alle prese con esercizi più semplici di matematica, meno nozioni teoriche e un’enfasi maggiore su lavori di gruppo, progetti creativi e attività pratiche.
Per un bambino abituato al rigore italiano, il sistema australiano può inizialmente sembrare una vacanza prolungata. Ma questa apparente semplicità è ingannevole: sebbene la scuola primaria sia meno impegnativa a livello accademico, il metodo australiano punta più sulle competenze trasversali e pratiche, che diventano essenziali negli anni successivi.
3. Un sistema che premia la partecipazione e le competenze pratiche
L’impressione che la scuola australiana sia “più facile” è dovuta anche a un altro fattore: le valutazioni non sono basate solo sulla performance accademica, ma anche sulla partecipazione e sulle soft skills.
Nei primi anni di scuola, i bambini non ricevono veri e propri voti numerici, ma valutazioni più descrittive basate su:
- La capacità di lavorare in gruppo.
- La creatività e la risoluzione di problemi.
- L’impegno e la partecipazione in classe.
Questo approccio è molto diverso dal modello italiano, dove la performance è misurata in modo più rigido e l’errore è spesso vissuto con ansia dagli studenti.
In Australia, il messaggio è chiaro: non conta solo il risultato, ma il processo di apprendimento. Un bambino che partecipa, fa domande, sperimenta e collabora è considerato un buon studente, anche se non è il migliore della classe in matematica o grammatica.
Questa mentalità ha vantaggi e svantaggi. Da un lato, aiuta i bambini a sviluppare fiducia in se stessi e a non avere paura di sbagliare. Dall’altro, può far sì che alcuni studenti non acquisiscano mai un vero metodo di studio e si trovino in difficoltà nei gradi scolastici superiori.
4. Quando iniziano i compiti? E cosa succede nella scuola secondaria?
Se nella scuola primaria i compiti sono quasi inesistenti, con l’ingresso nella secondary school (Year 7-12) le cose cambiano gradualmente.
- Dai 12 anni in su iniziano a essere assegnati lavori di ricerca, progetti da svolgere a casa e alcune letture obbligatorie.
- Verso i 14-15 anni, il carico di studio aumenta, specialmente nelle scuole che preparano agli esami finali (HSC, VCE, QCE).
- Negli ultimi due anni di scuola superiore, gli studenti devono gestire compiti più strutturati e prepararsi agli esami universitari.
Tuttavia, anche in questa fase il carico di studio rimane inferiore rispetto all’Italia, con un focus maggiore su progetti pratici e lavori interdisciplinari piuttosto che su memorizzazione e verifiche settimanali.
Conclusione della prima parte: un sistema più leggero, ma non necessariamente meno efficace
La scuola australiana è effettivamente meno impegnativa a livello accademico nei primi anni, ma questo non significa che sia inferiore. Il sistema è progettato per sviluppare autonomia, capacità di problem-solving e sicurezza in se stessi, con un approccio più rilassato rispetto al modello italiano.
Nella seconda parte vedremo come i genitori italiani possono compensare eventuali lacune senza sovraccaricare i figli e come adattarsi a un sistema che può sembrare troppo permissivo, ma che ha logiche precise.
Parte 2 – Come adattarsi a un sistema che non valorizza lo studio tradizionale (e quando preoccuparsi davvero)
Abbiamo visto nella prima parte come il sistema scolastico australiano sia caratterizzato da un carico di studio inferiore rispetto a quello italiano, un’assenza quasi totale di compiti a casa nei primi anni e un’enfasi maggiore sulle competenze pratiche e relazionali. Per molti genitori italiani, questo è un paradigma difficile da accettare: la scuola senza studio domestico sembra un’illusione, un’educazione incompleta, un percorso che non prepara realmente alle sfide della vita.
Eppure, milioni di studenti crescono e prosperano in questo sistema, che – piaccia o no – produce giovani con una buona capacità di adattamento, meno stress scolastico e un rapporto più sano con l’apprendimento. Il punto non è se il sistema sia migliore o peggiore di quello italiano, ma se un bambino italiano può trovarsi in difficoltà nel transizione da un modello all’altro e come un genitore può intervenire (senza rovinare l’esperienza educativa).
Qui il discorso si fa più sottile: quando vale la pena compensare con strategie extra-scolastiche, e quando invece è meglio fidarsi del sistema e lasciare che il bambino segua il suo corso naturale?
1. L’illusione del carico di studio come garanzia di preparazione
Un pregiudizio tipico di chi arriva dall’Italia è credere che una scuola con meno compiti sia necessariamente una scuola che prepara meno. Il punto è più complesso.
Studiare molte ore non significa necessariamente apprendere meglio. I bambini italiani, abituati a fare i compiti ogni giorno, spesso sviluppano un metodo di studio basato sulla ripetizione e sulla memorizzazione a breve termine. Questo è utile per superare verifiche e interrogazioni, ma non sempre crea una comprensione profonda delle materie.
In Australia, invece, si punta più sulla comprensione e sulla capacità di applicare i concetti nella pratica, con meno enfasi sulla memorizzazione. Il problema? Per i bambini abituati a un sistema più rigoroso, questa libertà può tradursi in un senso di smarrimento: se non sono costretti a studiare, come faranno ad apprendere davvero?
La risposta è nel modo in cui il sistema è costruito. Le scuole australiane mirano a:
- Rendere l’apprendimento meno associato al concetto di fatica e più a quello di esplorazione.
- Favorire una maggiore indipendenza nello studio, che si sviluppa gradualmente con l’età.
- Sviluppare il pensiero critico e la capacità di problem-solving più della memorizzazione pura.
Ma allora, il rischio qual è? Che uno studente abituato a seguire schemi rigidi e direttive precise fatichi ad auto-disciplinarsi in un sistema meno strutturato. Qui entra in gioco il ruolo del genitore.
2. Quando (e come) intervenire per compensare il sistema scolastico
Non tutti i bambini si adattano immediatamente alla logica della scuola australiana. Alcuni si trovano bene da subito e sviluppano rapidamente un buon livello di autonomia; altri invece, specialmente quelli che arrivano dopo anni di scuola italiana, possono vivere un periodo di sbandamento.
Ci sono segnali chiari che indicano quando un bambino ha bisogno di un supporto extra per mantenere un buon livello di preparazione accademica:
- Se il bambino mostra una perdita di interesse verso le materie scolastiche. Se l’assenza di compiti si traduce in un atteggiamento passivo, con la sensazione che “non serva più impegnarsi”, è un campanello d’allarme.
- Se la lettura e la scrittura sono carenti. La scuola australiana non dedica la stessa attenzione dell’Italia alla grammatica e all’analisi dei testi, quindi può essere utile integrare con letture più complesse o scrittura creativa.
- Se la matematica viene insegnata in modo troppo superficiale. L’approccio australiano è più pratico e meno teorico: può essere utile integrare con esercizi strutturati, specialmente se si vuole mantenere un livello alto per futuri studi universitari in ambiti STEM.
L’importante, però, è non trasformare la compensazione in un peso. Integrare lo studio extra non deve significare “fare i compiti all’italiana”, ma trovare modi più stimolanti e adatti al sistema australiano.
Ad esempio:
- Usare giochi educativi per rafforzare la matematica e il problem-solving. Esistono ottime app e board games che rendono lo studio meno noioso.
- Incoraggiare la lettura autonoma e conversazioni più approfondite su ciò che si legge. L’obiettivo è sviluppare il pensiero critico più che il semplice accumulo di informazioni.
- Promuovere progetti e ricerche personali. Invece di assegnare compiti extra, si può guidare il bambino verso attività che lo incuriosiscono e che lo portino a esplorare le materie in modo più naturale.
Il punto è chiaro: compensare sì, ma senza snaturare il metodo australiano, altrimenti si rischia di vanificare i suoi benefici principali (come la riduzione dello stress e lo sviluppo dell’autonomia).
3. La vera sfida: preparare gli studenti al passaggio all’università (senza lasciarli impreparati)
Se la scuola primaria e secondaria in Australia possono sembrare “troppo facili” per un bambino italiano, la vera sfida arriva nel passaggio al Year 11 e 12, gli ultimi due anni prima dell’università.
A questo punto, il carico di studio aumenta notevolmente e chi non ha sviluppato un buon metodo di apprendimento autonomo può trovarsi in difficoltà. È qui che si vedono le differenze tra chi ha interiorizzato l’approccio australiano nel modo giusto e chi, invece, ha preso le “facilitazioni” del sistema come un pretesto per impegnarsi meno.
Un errore comune dei genitori italiani è quello di sottovalutare questa transizione, lasciando che il bambino si abitui a un ritmo troppo rilassato fino a quando, improvvisamente, si trova a dover gestire un carico accademico più intenso.
Il modo migliore per evitare problemi è iniziare gradualmente a inserire un metodo di studio più strutturato già nei primi anni della secondary school, senza aspettare l’ultimo momento.
Conclusione: equilibrio tra fiducia nel sistema e supporto mirato
Adattarsi al sistema scolastico australiano richiede un cambio di prospettiva, sia per i bambini che per i genitori. L’assenza di compiti non significa assenza di apprendimento, e la scuola australiana, per quanto meno “rigorosa” rispetto a quella italiana, ha una logica precisa che punta a sviluppare competenze diverse da quelle a cui siamo abituati.
Per un genitore italiano, il segreto è non cadere né nell’errore di lasciare tutto nelle mani della scuola, né in quello di ricreare un “sistema parallelo” di studio all’italiana che annulli i benefici di un’educazione più rilassata.
Se hai bisogno di consigli su come integrare al meglio il sistema scolastico australiano con un approccio più strutturato, o se stai valutando il trasferimento e vuoi supporto sulla pre-iscrizione dei tuoi figli nelle scuole migliori, scrivici a family@australiafacile.it.
Il primo contatto è senza impegno: capiremo insieme se e come possiamo esserti utili.
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